MARIFULVIA
MATTEAZZI ALBERTI
COLORS ON THE ROAD
Donna profondamente volitiva, coraggiosa, attenta e determinata che ha fatto dell’Arte una grande ragione di vita.
Donna di mente e di cuore che dipinge da sempre: quando aveva poco più di quattro anni ha realizzato il suo primo quadro.
E anche se la vita l’ha accompagnata lungo percorsi professionali diversi, il suo punto di luce artistico è stato coltivato parallelamente studiando in modo serrato, approcciando le varie tecniche pittoriche, grafiche e scultoree per cercare di mettere alla prova se stessa, di valutare procedimenti, rese, risultati, al fine di migliorare, di perfezionare la cifra stilistica, il suo già ben formato linguaggio personale.
Ogni Opera per Mara Isolani è un’esperienza creativa unica che si forma prima nello sguardo, nei pensieri, nelle emozioni ed è materia viva che fluisce come corso che sa sciogliere nelle cromie la luce della Natura riversata nelle grandi composizioni che raccontano con innata semplicità il movimento del colore, l’atmosfera creata dalla pennellata, dall’intersezione dei piani e delle linee di forza che esprimono una realtà data da una superficie stratificata da più immagini e dai tanti impulsi che fluiscono attorno.
Si avverte un “oltre”, una forza remota, un’eco, un particolare richiamo che pervade le sue Opere quasi come si cercassero l’un l’altra e venissero poi a coinvolgerci coralmente, nelle testimonianze raggiunte attraverso esperienze uniche, appassionate, ardue perchè costruite su figure e ombre, quali presenze e “assenze”. Ogni creatura esiste, offre la sua consistenza plastica anche attraverso l’ombra che è la traccia della storia, di quello che è stata, quasi affioramento dell’inconscio, sinopia di un muro che si sfalda, vuoto che rimanda al pieno dell’oggetto, la trama pittorica che s’addensa e vela per diventare poi solo impronta.
E il fondale dell’Opera sta lì come un quadro nel quadro: è bizzarro tessuto cromatico che vive tra l’informe e lo sfrangiamento di un vibrare geometrico che era poco fa e ora non è più, si sta trasformando sotto ai nostri occhi, muove, ruota, dilata fluttuanti cromie che si nutrono di vita propria.
E questi fondi che apparivano nelle Opere di Mara Isolani già più di vent’anni fa, oggi emergono lavorati con sabbia e malta a rilievo a formare strati, muri, quali pareti vive delle nostre memorie, di un passato che ha vissuto il cammino del tempo, il succedersi delle generazioni, una dopo l’altra, tutti i nostri ricordi del silenzio carico di tocchi, di dissoluzioni, delle tinte spente che lasciano baluginare tremuli riflessi del giorno che verrà.
E qui si avverte il doppio: quello che traspare sempre come gioco eterno che oscilla tra la finitezza e l’indistinto, il compiuto e l’irrisolto della profondità che assomma passaggio dopo passaggio una prospettiva personale, arbitraria, che spinge l’occhio tra colore e materia verso quella vaghezza che giunge a soluzioni soggette a richiami lontani, ad evocazioni, a sogni, ad attese.
E ancora una particolarità di Mara Isolani è nell’uso della preziosità dell’oro che delinea, spalma, sottolinea il soggetto dell’Opera stessa, ma che appresso interloquisce con le polveri terrose abbandonate e fissate in aggetto, quali residui di un qualche cosa di arso, di combusto, che proviene dal suo ricercare fermo, deciso, dalla sua volontà tenace e appassionata, che le indica nuovi territori da esplorare, da percorrere, da camminare, da vivere.
Si viaggia, ci si sposta, si va con le bellissime moto o auto d’epoca con la simpaticissima Giardinetta verde dal tendalino a righe bianche e rosse, con la straordinaria Locomobile del 1914, con le Balilla dai parafanghi lustri come uno specchio che riflettono il colonnato del Municipio o l’Arena di una Verona incantata, quella Verona dall’Artista tanto amata.
E allora ecco in arrivo i curiosi turisti a gruppi, a frotte, coloratissimi, frastornati, distratti, mezzi rintronati dalla stanchezza e dal procedere forzato: zainetti in spalla, macchine fotografiche in mano, buffi cappellini in testa, corte magliette sulle pance in fuori, calzoncini corti, furbi cagnolini al guinzaglio.
Curatrice d'Arte